Agropoli, che solo nel corso del XIX secolo iniziò ad espandersi oltre la cinta muraria, conserva intatto il centro antico e gran parte del delle mura difensive con il portale seicentesco d’ingresso, ottimamente conservato, al quale vi si accede attraverso la caratteristica salita degli “scaloni”, che per secoli è stata l’unica via d’accesso al borgo e oggi uno dei pochissimi esempi di salita a gradoni, caratterizzati da gradinate larghe e basse, sopravvissuti alle esigenze del traffico veicolare, che altrove ne hanno determinato l’appiattimento e quindi la scomparsa.
La caratteristica porta, oggi simbolo della città, presenta due aperture, una più grande, la porta principale, ed una più piccola, quella secondaria che fu aperta soltanto agli inizi del XX secolo; tra i due portali è ben visibile l’antica feritoia che permetteva alle guardie di vigilare e difendere l’ingresso.

La porta è sormontata da cinque merli, due dei quali sostengono altrettante palle di pietra. Le palle, alternate con altre di cemento e una croce di ferro indicante l’anno 1909, ricordo delle sacre missioni, decorano il parapetto sul ciglio della rupe.
Posizionato sopra l’arco principale troviamo lo stemma marmoreo degli ultimi feudatari di Agropoli i Duchi Delli Monti Sanfelice (lo stemma di questa nobile famiglia, in origine, decorava l’ingresso del Castello).

Come si può vedere dal primo piano dello stemma, nella foto a sinistra, questi è sovrastato da una corona mentre in basso si nota un mascherone.
All’interno troviamo lo stemma nobiliare vero e proprio: uno scudo diviso in due parti, sulla sinistra troviamo una croce, che era il simbolo della famiglia estinta Delli Monti, mentre sulla destra troviamo l’originario emblema dei duchi Sanfelice e cioè sei oche suddivise in due gruppi di tre (in alto le troviamo in fila indiana, mentre in basso queste sono disposte a triangolo).
La porta, costruita utilizzando la pietra locale, è parte integrante della cinta muraria composta da due bracci, uno meridionale e uno settentrionale che si imperniano sul Castello e che si concludono, senza congiungersi, sullo strapiombo della “Rupe” naturale e inespugnabile difesa dagli invasori.
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